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Lettera 

 

Stanotte mi reco

alla culla

un poco sereno

Elizaveta mia cara

 

Uno spiffero bussa

scontroso come un picchio

contro il vetro 

offuscato di rugiada 

 

E n’ho commiserazione 

 

Per una volta nella vita 

assaporo il silenzio 

questo silenzio leggero che

m’alleggerisce il capo 

 

Sono sereno

come ho detto

come un cielo 

senza nuvole

 

Naufrago su d’un letto

fatto di cenci e pennacchi 

 

V’abbandono le spoglie


 

Mi piace immaginarmi

opaca stella che giace

riflessa sullo specchio 

quieto d’un fiume

 

Mi protendo in fuori

verso la pallida luna

e non essendo 

ecco ch’io sono

 

Nel mio annullamento 

sta la gioia

Nella sospensione 

soggiace fremente la vita

​

Armando Gioia

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